Feste

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Figura in alto:

Mosaico dell’XI secolo, raffigurante la Natività, dal Monastero di Hosios Loukas, nei pressi della città di Distomo, Beozia, Grecia.
[Immagine: http://www.kingsacademy.com/mhodges/11_Western-Art/09_Byzantine/09_ Byzantine.htm]

Figura in basso:

Affresco di Giotto, dalla Cappella degli Scrovegni, Padova, realizzato intorno al 1305, raffigurante la Natività.
[Immagine: http://it.wikipedia.org/wiki/Nativit%C3%A0_di_Ges%C3%B9_%28Giotto%29]

Queste raffigurazioni contengono già tutti gli elementi che diventeranno tradizionali nel presepe, realizzato per la prima volta da San Francesco nel 1223: la grotta, gli animali, in particolare il bue e l’asino, i pastori, le greggi, la stella. L’ambientazione in una grotta, adottata anche da San Francesco, è abbastanza curiosa, in quanto non ne viene fatta esplicita menzione nel testo evangelico. Tuttavia, sembra che la grotta, come luogo di comunicazione con l’aldilà, che aveva svolto un ruolo importante nella religione antica e nei culti misterici, abbia esercitato un profondo influsso sullo sviluppo simbolico della rappresentazione della Natività.
La più importante festa cristiana, la Natività di Gesù, iniziò ad essere celebrata a partire dal IV secolo. Nel V secolo a Gerusalemme la data del 25 Dicembre sostituì la precedente ricorrenza del 6 Gennaio e rapidamente questa usanza si diffuse in tutta la Cristianità. Essa sostituiva la festa romana dedicata al dio Sole, il Die Natalis Solis Invicti, che celebrava la rinascita del sole dopo il solstizio invernale. Le chiese orientali che non hanno adottato il calendario gregoriano continuano a celebrare il Natale il 7 Gennaio. “Secondo la leggenda, il Cristo sarebbe nato allo scoccare della mezzanotte: ovvero, simbolicamente la sua Incarnazione avrebbe segnato l’inizio di una nuova era poiché il giorno legale, nell’Impero romano, cominciava con l’inizio della settima ora notturna, ovvero alle ventiquattro” (Cattabiani 2003, p. 83).
Nell’Europa settentrionale, il periodo delle feste natalizie viene chiamato Yule, termine che deriva dal germanico jol, “ruota che gira”, con riferimento alla durata del giorno solare, che, dopo il solstizio invernale, riprende a crescere. Qui la festa ha conservato parte del suo significato pre-cristiano, che poi è stato integrato nelle tradizioni del Natale. Il periodo tra il 25 Dicembre e l’Epifania era conosciuto come “i Dodici Giorni” e si pensava fosse un momento in cui gli spiriti malevoli erano particolarmente potenti, poiché costoro tentavano di ostacolare il superamento del solstizio e del ritorno della luce e del calore primaverile. Le decorazioni delle case con rami di piante sempreverdi e con luci era un modo per favorire questo passaggio cruciale del ciclo annuale e per sconfiggere le forze negative. Un grosso ceppo, chiamato il “ceppo di Yule” veniva acceso nel focolare e lasciato bruciare lentamente fino all’Epifania: i suoi resti venivano utilizzati l’anno successivo per accendere il nuovo ceppo. La tradizione dell’albero di Natale sembra essere nata in Germania non prima del XVI secolo, con il costume di decorare alberi di pino con candele, frutta e nastri, ma il significato riprendeva quello delle antiche decorazioni che intendevano anticipare il rifiorire della primavera
(Baldovin 2005a).