Simboli Femminili

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Statua di Diana, conosciuta come Diana di Versailles, copia romana del I-II secolo d.C. di un originale greco del IV secolo a.C. ed esposta al Museo del Louvre. Il nome della dea Diana sembra derivare dall’aggettivo dius (“luminoso”), significando quindi “la luminosa” con riferimento alla luce notturna della luna. Diceva infatti Cicerone: “si chiama Diana perché di notte produce una luce quasi diurna” (Natura degli dei, II, 27, 69). Le sue celebrazioni cadevano infatti alle idi di giugno, periodo che corrispondeva alla luna piena. I luoghi dedicati al suo culto erano spesso boschi e foreste, montagne e caverne. Il più antico santuario di Diana, punto di riferimento per tutte le popolazioni del Lazio antico, sorgeva in un bosco sacro nei pressi del lago di Nemi, vicino a Roma. Qui si svolgevano grandi cerimonie notturne, a partecipazione principalmente femminile, che prevedevano una processione alla luce delle torce. Questo rituale metteva in risalto la funzione di Diana in quanto apportatrice di luce, la dea infatti assumeva anche l’attributo di lucifera. Con l’assimilazione di Diana alla dea greca Artemide vennero attribuite alla divinità romana alcune funzioni che originariamente non le appartenevano: divenne quindi protettrice delle partorienti, cacciatrice e dea dei crocicchi (sulla scorta di Artemide Trivia). Nonostante l’influsso greco persistette tuttavia, fino ad epoca imperiale, un’usanza tutta latina: il rituale del re-sacerdote di Nemi, che risaliva ad un’epoca remota. Il bosco sacro presso il santuario di Nemi era posto sotto la custodia di un sacerdote, che prendeva il nome di Rex Nemorensis, e che conservava il suo ufficio fino a che non fosse stato sconfitto o ucciso dal suo successore. Questo singolare costume costituisce il punto di partenza dell’opera di Frazer Il ramo d’oro (1a ed. 1890) nel quale l’autore ipotizza che il sacerdote, come altre figure di re-sacerdoti in diverse regioni del mondo, incarnasse una divinità della vegetazione che muore e risorge con il mutare delle stagioni.

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Immagine: http://en.wikipedia.org/wiki/Diana_of_Versailles]