Simboli Femminili

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Figura a sinistra:

Statua lignea rappresentante la dea Mefitis, alta 168 cm., ritrovata nel santuario della Valle d’Ansanto, presso Rocca San Felice (Avellino), risalente al VI-V secolo a.C. e attualmente conservata al Museo di Capodimonte, Napoli. Il culto della dea Mefitis è documentato nella regione abitata dagli antichi Oschi, e in particolare nella Valle d’Ansanto, a partire dal VI secolo a. C. La particolare conformazione del luogo, di origine vulcanica, le sue acque solforose e le esalazioni sulfuree furono fattori determinanti per la sacralizzazione del luogo. La dea rivela, infatti, un particolare legame con le acque termali e sulfuree alle quali si attribuivano qualità terapeutiche, e con le sorgenti lattiginose che venivano considerate propiziatrici della secrezione lattea nelle puerpere. Mefitis assumeva così la qualità di dea protettrice della salute e della fertilità delle donne. Il radicamento del suo culto è dimostrato dal fatto che è riuscito in parte a sopravvivere all’introduzione del Cristianesimo, che ha sostituito, in quei luoghi, al culto della dea quello della Vergine Maria, mantenendone tuttavia le principali funzioni. A Rossano di Vaglio, ad esempio, è stata dedicata una cappella alla Vergine, proprio nei pressi della sorgente che un tempo scorreva all’interno del tempio pagano; mentre a Mirabella Eclano fu istituito il culto del Sacro Latte della Beatissima Vergine (Calisti, 2006).

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Immagine: http://www.romanoimpero.com/2011/03/culto-di-mefite.html]


Figura a destra:

Statuetta in bronzo della dea Mefitis (II- III secolo a.C.), proveniente dal santuario di San Pietro di Cantoni (Sepino, Campobasso) e conservata presso il Museo Archeologico di Saepinum, Altilia di Sepino (Campobasso). Il santuario è stato frequentato con continuità dal IV secolo a.C. fino al V secolo d.C. e i suoi resti risultano sovrastati da un edificio di culto cristiano oggi distrutto. Nell’area del tempio sono stati rinvenuti numerosi oggetti votivi, che riproducono parti del corpo umano per richiederne la guarigione, come pure oggetti da lavoro e pesi da telaio che riconducono al lavoro agricolo, alla transumanza e al mondo femminile. La statuetta raffigura la dea con in mano un’anatra, probabile riferimento al mondo acquatico, specifico dominio di Mefitis, ma forse anche alla migrazione periodica degli uccelli acquatici come indicatore dei cambiamenti stagionali. I poteri e gli attributi di Mefitis sono riconducibili alla sua funzione di protettrice e propiziatrice della fertilità delle donne, dei campi e degli animali, nonché all’altra sua funzione, quella di guaritrice e protettrice della salute di uomini e animali.

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Immagine: http://www.romanoimpero.com/2011/03/culto-di-mefite.html]