Le Porte dell'anno. Indiani d'America
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GRANDI PIANURE

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I Lakota, che una volta acquisito il cavallo divennero una delle componenti dominanti nelle Pianure settentrionali, deponevano il cadavere, avvolto in una pelle di bisonte finemente decorata, generalmente al di sopra del suolo: sui rami di un albero oppure su una piattaforma costruita appositamente, sorretta da quattro pali. Presso il luogo della deposizione si lasciavano offerte di cibo e altri oggetti a beneficio del defunto. Si pensava infatti che lo spirito del morto avrebbe potuto appropriarsi dell’essenza spirituale di tali offerte, non della loro esteriorità materiale, per poterne far uso durante il suo tragitto che lo avrebbe portato nel mondo degli spiriti. I parenti potevano ritornare periodicamente sul luogo della sepoltura e, quando il corpo si fosse completamente dissolto, provvedevano a raccoglierne le ossa e a seppellirle nel terreno. A quel punto del defunto non rimaneva più alcuna traccia visibile. I parenti della persona defunta mostravano il proprio dolore con varie forme di mortificazione fisica: uomini e donne si graffiavano o si procuravano dei tagli in varie parti del corpo, si tagliavano i capelli, portavano vestiti dimessi e rinunciavano a dipingersi il corpo o a indossare qualsivoglia ornamento. In occasione dei riti funebri venivano distribuiti beni e possedimenti, quelli del defunto stesso e dei suoi parenti più stretti. Passato un certo tempo, la comunità stabiliva che il periodo del lutto era ormai durato abbastanza: i conoscenti dei parenti sopravvissuti conducevano costoro a una danza, dipingevano i loro volti e li rivestivano con abiti nuovi e decorati. Questo comportamento segnava il termine del periodo di cordoglio e la ripresa delle attività normali. Il ricordo della persona defunta rimaneva soltanto nella memoria di coloro che avevano vissuto a più stretto contatto con questa (DeMallie 2001: 810; Comba 2004: 79).

 

tomba e villa ggio Lakota

 

Dipinto di Karl Bodmer che descrive un accampamento di Lakota con le piattaforme sulle quali sono deposti i defunti (da: Maximilian Prince of Wied’s Travels in the Interior of North America, during the years 1832–1834. Ackermann & Comp., London 1843–1844)

 

 

Nei suoi lavori, che costituiscono le prime indagini sistematiche sui costumi funerari dei popoli indigeni del Nord America e rimangono una fonte basilare per questa tematica, H.C. Yarrow (1880, 1881) rimase sorpreso soprattutto dal costume, diffuso nella regione delle Pianure, di collocare i cadaveri sugli alberi oppure su piattaforme erette per l’occasione, quelle che egli definisce “sepolture aeree” (Yarrow 1881: 158).
No Flesh, un anziano Lakota interrogato da Walker nel 1899, affermava:

 

 

“Nessuno conosce dove sia il mondo degli spiriti. È all’altro capo della strada degli spiriti [la Via Lattea]. Gli antichi dicevano che si trova al di là dei pini. I pini si trovano al margine del mondo. È al di là del sentiero dei venti. Non vi è freddo né fame o lavoro nel mondo degli spiriti. Gli spiriti stanno nel mondo degli spiriti. Ma possono venire nel [nostro] mondo e possono parlare agli uomini. Un uomo wakan [“sacro”, uno sciamano] può parlare a uno spirito. Uno spirito può parlare con i suoi amici. Se uno spirito parla con qualcuno, costui è in pericolo […] Deve chiedere a un uomo wakan di aiutarlo” (Walker 1980: 117).

 

 

 

 

 

 

Tomba su piattaforma fotografata da Richard Throssel nel 1910, presso la riserva dei Crow, nel Montana

  tomba aerea Lakota
     

 

In alcuni dipinti George Catlin descrive grandi cerchi di teschi di bisonte, al cui interno erano collocati alcuni teschi umani in fila. Simili monumenti sono stati descritti in quegli stessi anni dal Principe Maximilian di Wied e sono stati immortalati dal pittore che accompagnava la spedizione, lo svizzero Carl Bodmer (Wied 1839-41; 1976: 210-11), anche se l’Autore non è in grado di spiegare il significato di tali costruzioni, né del perché i teschi umani siano talvolta dipinti con strisce di pittura rossa.
La cosa che sembra particolarmente interessante è la presenza di teschi umani e animali, in qualche misura mescolati fra loro. Questo aspetto ci ricorda che l’anima non era considerata un possesso esclusivo dell’essere umano, ma veniva attribuita anche agli animali, alle piante e perfino a determinati oggetti.

 

Monumento funebre dei Mandan

 

Monumento funebre dei Mandan, costituito teschi umani e teschi di bisonte, disposti in cerchio (illustrazione di Karl Bodmer da: Maximilian Prince of Wied’s Travels in the Interior of North America, during the years 1832–1834. Ackermann & Comp., London 1843–1844)

 

 


 
 
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